Morbo di Haglund

Il Morbo di Haglund è una patologia del retropiede caratterizzata dalla presenza di una esostosi (ovvero di una escrescenza ossea) localizzata nella parte posteriore superiore del calcagno, che può essere causa di irritazione ed infiammazione dietro la caviglia.

Descrizione della patologia, definizione e sintomi

Nel Morbo di Haglund, si ha la formazione di osso in eccesso a livello del calcagno, nella zona immediatamente anteriore al tendine di Achille. Tale formazione ossea è di origine infiammatoria-reattiva e si manifesta con dolore localizzato sulla parte alta del calcagno, al quale può essere associata anche la presenza di un rigonfiamento dalla consistenza dura, dolente ed a volte arrossato.

Se la patologia viene trascurata, i sintomi tendono via via ad accentuarsi fino ad arrivare a limitazioni anche importanti dei movimenti della caviglia.

Le cause

La condizione alla quale può essere sottoposto il tendine di Achille in caso di sforzi eccessivi e ripetuti nel tempo può generare una situazione infiammatoria definita tendinite inserzionale dell’Achille. Il perdurare dell’infiammazione può portare alla formazione di tessuto osseo in eccesso, proprio nel punto di innesto del tendine sul calcagno, causando il Morbo di Haglund.

L’esostosi tende a formarsi lentamente, talvolta nel corso di alcuni mesi, e finisce con il creare un impedimento meccanico con il tendine di Achille e con la borsa sierosa retrocalcaneare, contribuendo di fatto ad aggravare il processo infiammatorio già in atto.

Eventuali correlazioni con altre patologie

Tale patologia può correlarsi a una fascite plantare o ad un’esostosi calcaneare inferiore (fascite plantare o spina calcaneare). Il tendine di Achille e la fascia plantare appartengono infatti ad un unico complesso muscolo-tendineo. Il Morbo di Haglund può inoltre associarsi a deformità quali il piede piatto o il piede cavo, che sottopongono il tendine di Achille a stress eccessivi.

La diagnosi

La diagnosi è clinica e strumentale. Lo specialista ortopedico valuterà la sintomatologia locale considerando la presenza di tumefazioni e di calcificazioni. Verrà esaminato anche l’apparato muscolo tendineo per individuare eventuali contratture muscolari del polpaccio e retrazioni del tendine. Dovranno essere valutate anche eventuali deformità quali il piede cavo o piatto.

È inoltre indicata una conferma diagnostica con una radiografia, in grado di mettere in evidenza le caratteristiche dell’esostosi formatasi. Un approfondimento con la risonanza magnetica può essere richiesto soprattutto qualora si renda necessario un intervento chirurgico al fine di mettere in evidenza la situazione della struttura osseo tendinea sulla quale occorre intervenire.

Terapia conservativa

La terapia conservativa dovrebbe essere attuata per i primi 6 mesi dall’insorgenza dei sintomi. Al paziente verrà consigliato di variare calzature utilizzandone di comode con suola non rigida e con 2 centimetri circa di rialzo al tallone. In alcuni casi può essere consigliato un plantare su misura in grado di sollevare il retropiede allentando la tensione al tendine di Achille ed alleviando i sintomi.

Sono sconsigliate le infiltrazioni locali con cortisonici che potrebbero essere causa di degenerazione del tendine di Achille. Sono invece indicati esercizi di allungamento (stretching) del tendine e della muscolatura posteriore della gamba ed esercizi di rinforzo muscolare eccentrico (in allungamento). In alcuni casi selezionati possono essere suggerite dallo specialista terapie fisiche come laser o onde d’urto.

Trattamento chirurgico

Il ricorso all’intervento è consigliato in pazienti con sintomi persistenti per oltre 6 mesi nonostante il trattamento conservativo.

In caso di Morbo di Haglund isolato, senza evidente degenerazione del tendine, è possibile intervenire anche in modo mininvasivo. Mediante l’utilizzo di apposite mini frese o utilizzando l’artroscopia viene rimossa la parte di osso in eccesso del calcagno, praticando in entrambi i casi uno o due piccoli accessi di 4-5 millimetri.

Se è presente una degenerazione del tendine nella zona inserzionale o una spina calcaneare posteriore dolente, potrebbe essere richiesto un accesso più ampio che consenta di rimuovere, oltre alla calcificazione, anche la parte di tendine degenerata.

Lo stesso accade anche in presenza di una degenerazione molto avanzata del tendine in quanto può rendersi necessario rafforzare il tendine addirittura utilizzandone un altro a supporto: il flessore lungo dell’alluce.

Il postoperatorio varia molto a seconda delle diverse tecniche e prevede comunque un periodo di alcune settimane di scarico nelle quali il paziente dovrà utilizzare delle stampelle e indossare un apparecchio gessato aperto o un tutore a protezione del piede operato.

Prevenzione e consigli

Quando si iniziano a manifestare i sintomi è preferibile diminuire l’attività sportiva o lavorativa che ha condotto alla tendinite. È consigliabile utilizzare calzature comode, preferibilmente da ginnastica, con un rialzo di circa 2 centimetri al retropiede, per alleviare la tensione sul tendine.

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