Chirurgia percutanea del piede. Un’intervista al Dott. Stefano Ferranti
È appena uscita l’intervista al Dott. Stefano Ferranti sulla rivista “Residenze Sanitarie” dal titolo Chirurgia percutanea del Piede.
Il Chirurgo del team PBS ha risposto ad alcune domande poste dalla testata giornalistica sulle patologie del piede focalizzandosi sopratutto sulle persone di più di 65 anni.
Pagine PBS da Residenze Sanitarie Genn-Febb 18
CHIRURGIA PERCUTANEA DEL PIEDE
La percezione del nostro benessere è intrinsecamente legata alla nostra capacità di muoversi in autonomia. Quindi parliamo della salute dei piedi. Quanto incide sulla nostra qualità della vita?
Per rispondere a questa domanda bisogna partire da lontano per ben comprendere l’importanza del piede. Nella sua evoluzione l’uomo è passato dalla posizione quadrupede a quella bipede, modificando completamente il suo baricentro. In questa nuova situazione il piede è l’organo antigravitario per eccellenza. Il piede è una struttura spaziale atta ad assorbire e smistare le forze relativamente agli infiniti piani dello spazio. Il dispositivo centrale su cui si erige l’attitudine al controllo della gravità in sede podalica è il complesso articolare peri astragalico. Attraverso queste articolazioni il piede prende contatto con la superfice di appoggio ed in essa si adatta, successivamente si irrigidisce per assumere significato di leva e respinge la superfice stessa. Il piede deve alternare la condizione di rilassamento con la condizione di irrigidimento quali che siano i caratteri delle superfici di contatto e quali che siano i rapporti spaziali con i segmenti sovrapodalici, deve pertanto variare il suo assetto. Questo meccanismo di alternanza introduce il concetto di elica a passo variabile a cui il piede viene paragonato. Da questa esposizione, che sembra semplice ma non lo è, si comprende che ogni problema a cui potrebbe andare incontro il piede nella sua vita, determinerà un cattivo funzionamento di questa elica a passo variabile con ripercussioni sull’equilibrio e sulla funzione degli organi sovrapodalici.
In cosa differisce l’apparato scheletrico di un “over 65” rispetto ad un apparato mediamente “giovane”?
Negli over 65, in particolare nel sesso femminile, la menopausa con le sue modifiche ormonali causa un rilassamento delle strutture capsulo legamentose che nel piede per effetto del peso e della forza di gravità determina un nuovo assetto del piede con la comparsa di alterazioni anatomiche di vario grado e varia sintomatologia dolorosa.
Quali i principali problemi ai piedi lamentati dalla popolazione over ’65?
I problemi più frequenti interessano l’avampiede con il peggioramento o la comparsa di alluce valgo doloroso, alluce rigido, dita a martello, metatarsalgie, tilomi dolorosi, fascite plantare e spina calcaneare, metatarsalgie del 5 con borsiti dolorose, neuroma di Civinini Morton.
Meno frequenti sono i problemi che possono affliggere il retropiede e sono rappresentati da un piede piatto da cedimento del tendine tibiale posteriore, artrosi sotto astragalica, artrosi astragalo scafoidea, peggioramento del piede piatto e del piede cavo già esistenti.
Quali i principali rimedi?
Nelle patologie del piede il primo step consiste nel trattamento conservativo che riguarda l’igiene del piede, l’utilizzo di calzature congrue, manipolazioni dolci, spaziatori in silicone, plantari, suola a barchetta, fisioterapia, farmaci antinfiammatori ed infiltrazioni di cortisone e di acido ialuronico a seconda della patologia.
Quando la terapia conservativa fallisce e persiste il dolore con impotenza funzionale ed errata deambulazione si interviene chirurgicamente. Quando si è fatto tutto (e mi riferisco al trattamento conservativo), rimane la possibilità di migliorare affidandosi alla chirurgia. L’altra alternativa sarebbe quella di lasciare le cose come stanno, ma considerando i vantaggi che la chirurgia di oggi ci offre in molti casi vale la pena di intervenire.
La microchirurgia sembra una soluzione tra le più utilizzate. Di che tipo di intervento parliamo?
Dell’intervento con la tecnica PBS. Si tratta di una osteotomia percutanea extracapsulare che attraverso un taglio dell’osso con decorso obliquo dall’alto verso il basso e dal davanti all’indietro e con altri accorgimenti di tecnica chirurgica permette di correggere alluci valghi di diversa gravità. Questa osteotomia PBS ci permette di fare tutto quello che si può fare a cielo aperto: correzione dell’angolo intermetatarsale, dell’angolo metatarso falangeo, dell’angolo prossimale articolare e dell’angolo articolare distale. Al termine si esegue una fasciatura speciale che consente di mantenere gli spostamenti effettuati sull’osso fratturato. La fasciatura va mantenuta per circa 20 giorni, il tempo necessario ad una prima stabilizzazione biologica della frattura. Dopo 20 giorni si indossa un calzino dedicato (calzino PBS). La deambulazione è immediata con carico con scarpa dedicata. Una scarpa da ginnastica comoda si riesce ad indossare dopo 25 giorni circa.
Come inizia il percorso di un paziente che si confronta con il metodo PBS? La prima cosa da fare è effettuare una visita presso uno degli ambulatori dove esercitano i nostri medici. È necessario effettuare un esame radiografico del piede sotto carico. In base alla patologia e al decorso si attuerà un trattamento conservativo o chirurgico. Se sarà necessario un intervento si procederà con la raccolta dati e la programmazione chirurgica da effettuare presso le cliniche convenzionate. Dopo l’intervento si consegna al paziente la scarpa dedicata post chirurgica con dei presidi per le medicazioni. Il primo controllo si effettuerà dopo circa 20 giorni, il successivo dopo circa 40 giorni e in questa occasione si porterà un esame radiografico di controllo.
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I tempi di recupero da una operazione possono spaventare chiunque a maggior ragione una persona anziana. Per questo tipo di interventi quale il decorso post-operatorio che è lecito attendersi?
È possibile tornare a casa sulle proprie gambe subito dopo l’intervento. È possibile deambulare con carico immediatamente poiché per questi interventi si utilizza un’anestesia locale che si chiama blocco anestesiologico della caviglia. Tale anestesia determina soltanto una paresi dei muscoli brevi del piede potendo così permettere al paziente di deambulare senza problemi e senza dolore. Questo tipo di anestesia permette inoltre di non aver dolore per molte ore, ma alla comparsa del dolore consigliamo sempre antidolorifici da prendere 2/3 volte al giorno per alcuni giorni in quanto il dolore non deve manifestarsi in forma intensa.
L’intervento sull’alluce valgo produce le stesse risposte da un settantenne e da un quarantenne?
Basandosi sul presupposto che un alluce va operato soltanto quando è doloroso o quando impedisce l’utilizzo di calzature anche congrue possiamo affermare che una volta raggiunti questi due obiettivi la risposta basata sul benessere non si discosta di molto nelle due fasce di età. Cambiano le aspettative fra le fasce di età: il quarantenne vuole riprendere attività ludiche e sportive, il settantenne si accontenta di ritornare a camminare bene e a ballare. Considerando questi aspetti penso di poter affermare secondo la mia esperienza che il settantenne riceve più risposte positive. Non va sottovalutata la possibilità di recidiva che nel giovane è in percentuale più alta.
In che modo influiscono i problemi che interessano la regione del piede sull’intero corpo umano?
Quando abbiamo dolori al piede, la prima cosa che facciamo è modificare il passo per non avvertire o avvertire meno dolore possibile. Ciò causa un atteggiamento posturale scorretto che può influenzare la comparsa di dolore alla gamba, alla coscia e alla schiena, soprattutto se già affetti da lombalgia.
Quali fattori esterni (abitudini, stili di vita, fattori ambientali) non bisogna mai trascurare?
Il benessere del piede di norma va di pari passo con il benessere della persona. Bisogna quindi controllare il peso corporeo, le abitudini alimentari per non squilibrare la glicemia e l’iper uricemia, camminare almeno 6-8 chilometri al giorno per mantenere una buona funzione cardio circolatoria, indossare scarpe congrue.
Quanto è importante indossare le calzature corrette? Quali sono?
Per calzatura si consiglia una scarpa comoda a pianta larga, tomaia morbida, suola spessa e a barchetta. Il tacco nella scarpa da donna, di tutti i giorni, non dovrebbe superare i 6 cm.
È possibile/utile fare prevenzione ? Cosa fare quando ci si accorge di avere un problema di appoggio? A chi ci si rivolge?
Si. La prevenzione va fatta. I problemi del piede vanno conosciuti, scoperti e curati. Pensiamo per esempio ai pazienti con il diabete che vanno incontro alla neuropatia diabetica, e non sentendo o sentendo poco il dolore ai piedi potrebbero causarsi delle ulcere con gravi problemi di guarigione; pensiamo ai pazienti arteriopatici che in egual modo potrebbero incorrere negli stessi problemi. Pensiamo alla comparsa dei tilomi sulla pianta del piede o sul dorso delle dita che se mal trattati potrebbero causare infezioni e ulcerazioni. Pensiamo ad un alterato appoggio in piede piatto o in piede cavo che potrebbe provocare disturbi posturali. In tutti questi casi sarà il medico ortopedico e specialista del piede che andrà consultato.
Spesso il benessere del piede viene trascurato rispetto ad altre patologie, ma un appoggio errato può portare a problemi di postura o a conseguenze anche gravi. Quanto è importante sensibilizzare la popolazione anziana ad occuparsene ?
In considerazione dell’importanza del piede come organo di senso, di movimento e di dispositivo antigravitario per eccellenza, la salute del piede è da considerare fra le priorità per lo svolgimento di una vita di relazione soddisfacente.