Dito a martello
Il dito a martello è una deformità del piede caratterizzata da una iperflessione dell’articolazione interfalangea prossimale che assume una caratteristica forma a “zeta”. Colpisce per lo più il secondo e terzo dito del piede, ma può interessare anche il quarto dito. Il dito a martello si presenta iperteso sulla prima falange e flesso a livello della seconda. La deformità può essere fissa o flessibile a seconda del grado di rigidità articolare che si sviluppa nel tempo. Nella deformità flessibile è possibile ancora riportare il dito passivamente nella sua posizione anatomica, cosa non possibile quando la deformità diventa fissa a causa della rigidità instauratasi. Tale patologia è spesso associata a quella dell’alluce valgo.
Descrizione della patologia, definizione e sintomi
La flessione anomala dell’articolazione interfalangea prossimale delle dita, che assume appunto l’aspetto di un martello, porta alla formazione di una callosità dorsale, sulla parte superiore delle dita, alla quale spesso si associa una borsite che può diventare anche molto dolorosa. Quest’ultima è un’infiammazione della borsa sierosa, una sorta di cuscinetto che contiene liquido con la funzione di ammortizzatore tra tendini e muscoli e tende ad ulcerarsi a contatto con la calzatura, specie se stretta o troppo rigida.
In questi casi il paziente ha difficoltà ad effettuare movimenti del dito interessato e accusa dolore nel muovere il piede e in fase di deambulazione.
Con il tempo il dito a martello tende a peggiorare ed irrigidirsi a causa della retrazione delle capsule articolari.
Le cause
Il dito a martello è maggiormente diffuso tra persone in età avanzata, ma può comparire anche in soggetti più giovani. Ad essere più colpite sono le donne.
La deformità può presentarsi da sola, quale causa di una particolare predisposizione familiare, come conseguenza di un evento traumatico o in presenza di un metatarso o di una falange più lunghi della norma.
In altri casi è associata invece ad altre patologie del piede quali l’alluce valgo, l’artrosi delle dita in soggetti con piede cavo, il piattismo traverso dell’avampiede.
L’artrite reumatoide, il diabete e patologie di origine neurologica quali la sindrome di Charcot-Marie-Tooth contribuiscono ad aumentare il rischio di insorgenza della patologia. Nel caso dell’artrite reumatoide è la patologia infiammatoria articolare che può condurre nel tempo a una deformità a martello del dito. Nel caso di patologie neurologiche come la neuropatia diabetica o la sindrome di Charcot-Marie-Tooth è la perdita della sensibilità e propriocettività a livello periferico che possono essere causa di tale patologia.
L’uso di scarpe strette o particolarmente rigide o di calzini che costringono molto il piede può contribuire ad aggravare la deformità.
La diagnosi
Per la cura del dito a martello è importante una diagnosi precoce. Appena ci si accorge della modificazione alle dita del piede è importante rivolgersi ad un medico specialista per intervenire in modo tempestivo e non far degenerare la patologia. È per questo motivo che il Team PBS ha sviluppato un vero e proprio percorso di cura delle patologie dell’avampiede e quindi del dito a martello.
L’ortopedico specialista, durante la visita valuterà i sintomi e la situazione del piede nel suo complesso. Una volta individuata la causa, tenendo in considerazione lo stadio di avanzamento della patologia, deciderà se suggerire al paziente terapie di tipo conservativo o optare per l’intervento chirurgico.
La diagnosi è prevalentemente clinica e legata alla valutazione da parte dello specialista ortopedico del tipo di deformità articolare. La radiografia è comunque di supporto alla diagnosi e all’eventuale pianificazione chirurgica.
Terapia conservativa
In ambito conservativo l’ortopedico specialista può suggerire il tipo di calzature da indossare e l’utilizzo di specifiche ortesi che, migliorando la posizione del dito, contribuiscono a ridurre il fastidio generato dall’attrito con la calzatura.
Trattamento chirurgico
Qualora si renda necessario l’intervento chirurgico, quello consigliato in caso di dito a martello è quello con tecnica percutanea mininvasiva senza mezzi di sintesi. Questo tipo di intervento non comporta l’impiego di chiodi, fili metallici o altri corpi estranei e favorisce una ripresa più veloce del paziente.
La tecnica prevede, a seconda della gravità della deformità, una correzione sul tendine o sull’osso con osteotomie dedicate che vengono effettuate con apposite mini frese mediante accessi di 1-2 millimetri.