Spina calcaneare posteriore

Il tendine d’Achille, situato nella parte posteriore della gamba, è il legamento con maggior diametro del corpo umano. Collega i muscoli del polpaccio al calcagno consentendo l’esecuzione di una serie di movimenti di flessione della pianta del piede e della gamba.

Tale legamento ha anche la funzione di assorbire le forti sollecitazioni e le notevoli tensioni alle quali è sottoposto l’arto inferiore mentre si cammina, si corre oppure si esegue un salto. In caso di sollecitazioni eccessive può innescarsi un processo infiammatorio nella parte inserzionale del tendine sul calcagno che, con il passare del tempo, può portare ad una degenerazione del tendine stesso e alla formazione di piccole calcificazioni. Le calcificazioni che si creano all’interno del tendine sono comunemente dette “spina calcaneare posteriore”.

Descrizione della patologia, definizione e sintomi

La spina calcaneare posteriore può insorgere in diverse fasce d’età. Può restare asintomatica a lungo e presentarsi poi con una leggera sintomatologia dolorosa, che tende via via ad aggravarsi, localizzata nella parte posteriore alta del calcagno. Se trascurata a lungo, può divenire difficoltoso compiere anche le normali attività quotidiane di deambulazione fino ad incidere profondamente sulla qualità di vita del soggetto interessato.

Le cause

La patologia non si correla ad un evento o ad un trauma specifico, ma è conseguenza di sforzi eccessivi protratti nel tempo che sottopongono il tendine interessato a stress, predisponendolo ad una condizione infiammatoria. In genere l’eccessiva sollecitazione è imputabile a: attività sportiva molto intensa, sovrappeso, obesità oppure professioni che comportino carichi notevoli sulla caviglia e sul piede. Anche una retrazione del tendine o una prolungata contrattura dei muscoli del polpaccio possono predisporre alla tendinite e quindi alla formazione della cosiddetta spina calcaneare posteriore.

Eventuali correlazioni con altre patologie

Questa patologia è strettamente correlata alla tendinite inserzionale dell’Achille, della quale la spina calcaneare posteriore può essere considerata una eventuale conseguenza. Il protrarsi nel tempo dell’infiammazione può portare infatti ad una sedimentazione di minerale osseo sulla superficie del tessuto connettivo del tendine causando la formazione di calcificazioni.

La diagnosi

La diagnosi è clinica e strumentale. Lo specialista ortopedico andrà a valutare la sintomatologia riferita dal paziente considerando la presenza di calcificazioni. Valuterà anche l’apparato muscolo tendineo alla ricerca di retrazioni del tendine o di contratture muscolari del polpaccio. Assume importanza ai fini di una corretta diagnosi anche la presenza di deformità associate quali piede piatto o cavo.

Durante la visita, può rivelarsi utile una radiografia o una ecografia, in grado di evidenziare la presenza delle calcificazioni all’interno del tendine. La risonanza magnetica può essere richiesta soprattutto nei casi in cui si renda necessario un intervento chirurgico in quanto è in grado di evidenziare le reali condizioni del tendine di Achille e la presenza di eventuali degenerazioni dei tessuti.

Terapia conservativa

La terapia conservativa generalmente risulta indicata entro i primi 6 mesi dall’insorgenza dei sintomi. È consigliato l’utilizzo di scarpe adatte con una suola non troppo rigida e con un rialzo di circa 2 centimetri al tallone.

Può rendesi necessario l’utilizzo di un plantare su misura prescritto dallo specialista ortopedico che, sollevando il retropiede, contribuisca a diminuire la tensione cui è sottoposto il tendine.

Sono sconsigliate le infiltrazioni locali con cortisonici in quanto potrebbero portare ad una degenerazione del tendine già sottoposto ad un notevole stress. Sono indicati invece gli esercizi di allungamento (stretching) del tendine e della muscolatura posteriore della gamba ed esercizi di rinforzo muscolare eccentrico (ovvero in allungamento). In alcuni particolari casi lo specialista potrebbe prescrivere terapie fisiche come laser oppure onde d’urto.

Trattamento chirurgico

Il ricorso all’intervento è consigliato in pazienti con sintomi persistenti per oltre 6 mesi nonostante il trattamento conservativo.

In caso di spina calcaneare posteriore dolente potrebbe essere opportuno andare a rimuovere la parte degenerata del tendine e le calcificazioni che si sono formate nel corso del tempo.

Se la degenerazione è molto avanzata, può essere necessario reinserire il tendine sull’osso con delle ancorette metalliche o supportare la funzione del tendine utilizzando un altro tendine di supporto, chiamato flessore lungo dell’alluce. Questo viene solitamente preso dal paziente stesso e non necessita di altri accessi chirurgici trovandosi in prossimità del tendine d’Achille. Il prelievo non causa evidenti limitazioni nella forza di flessione dell’alluce.

Il postoperatorio varia molto a seconda del tipo di intervento effettuato e prevede comunque un periodo di alcune settimane di scarico con stampelle e un apparecchio gessato aperto o un tutore a protezione dell’estremità interessata dall’intervento.

Prevenzione e consigli

Quando si iniziano a manifestare sintomi imputabili alla “spina calcaneare posteriore” è indicato ridurre l’attività sportiva o lavorativa che ha condotto all’insorgenza del dolore. Come già detto, è consigliabile utilizzare calzature comode, preferibilmente scarpe da ginnastica, con un rialzo di circa 2 centimetri a livello del retropiede, in modo da alleviare la tensione sul tendine.

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