Tendinite inserzionale dell’Achille

Il tendine d’Achille è il tendine con maggior diametro nel nostro organismo, deve essere infatti in grado di sopportare notevoli stress. Quando queste sollecitazioni sono eccessive può svilupparsi una tendinite inserzionale dell’Achille, che può essere o nella parte alta del tendine o all’inserzione, zona del tendine che va ad inserirsi sull’osso del calcagno. In questi casi il tendine si infiamma, si ispessisce e spesso diventa dolente.

Descrizione della patologia, definizione e sintomi

In generale la tendinite è un processo infiammatorio del tendine. Nella tendinite inserzionale dell’Achille l’infiammazione interessa la porzione di tendine che si va ad inserire sull’osso del calcagno, nella zona posteriore della caviglia. Il tendine si ispessisce per il processo infiammatorio e nel tempo può andare incontro anche a degenerazione e a formazione di calcificazioni: formazioni ossee di origine infiammatoria-reattiva. La patologia si manifesta con un dolore dietro la caviglia sulla parte alta del calcagno. Può associarsi anche la presenza di un rigonfiamento di consistenza dura, dolente ed a volte arrossato.

Le cause

La patologia non si correla ad un evento o ad un trauma specifico, ma piuttosto è causata da sforzi eccessivi ripetuti nel tempo che portano al tendine stress e predispongono alla condizione infiammatoria. Questi stress possono essere causati da attività sportiva eccessiva o anche da professioni che comportino sollecitazioni eccessive della caviglia e del piede. Nel tempo possono svilupparsi calcificazioni all’interno del tendine o esostosi (formazione di osso in eccesso di tipo reattivo) subito davanti al tendine d’Achille, a loro volta causa di irritazione ed infiammazione. Le calcificazioni all’interno del tendine sono comunemente chiamate “spina calcaneare posteriore”, mentre l’esostosi del calcagno, nella zona immediatamente anteriore al tendine d’Achille, viene definita “Morbo di Haglund”. Anche una retrazione del tendine o una contrattura dei muscoli del polpaccio possono predisporre a una tendinite.

Eventuali correlazioni con altre patologie

Questa patologia può correlarsi a una fascite plantare o ad un’esostosi calcaneare inferiore (la cosiddetta fascite plantare o spina calcaneare) in quanto il tendine d’Achille e la fascia plantare sono parte di un unico complesso muscolo-tendineo. La tendinite può anche associarsi a deformità quali il piede piatto o il piede cavo, che sottopongono il tendine d’Achille a stress eccessivi.

La diagnosi

La diagnosi è clinica e strumentale, lo specialista ortopedico andrà a valutare la sintomatologia locale considerando anche l’eventuale presenza di una tumefazione o di calcificazioni. Andrà valutato anche l’apparato muscolo tendineo alla ricerca di eventuali retrazioni del tendine o di contratture muscolari del polpaccio. Importante anche valutare deformità associate quali il piede piatto o cavo.

È inoltre indicata una conferma diagnostica con una radiografia che è già in grado di identificare calcificazioni all’interno del tendine o esostosi del calcagno (morbo di Haglund). La risonanza magnetica può essere richiesta soprattutto nei casi in cui si renda necessario un intervento chirurgico perché è in grado di valutare le condizioni del tendine ed eventuali degenerazioni correlate alla tendinite.

Terapia conservativa

La terapia conservativa è indicata inizialmente in tutti i casi di tendinite inserzionale e dovrebbe essere attuata per i primi 6 mesi dall’insorgenza dei sintomi. Al paziente verrà consigliato di variare calzature utilizzandone di comode con suola non rigida e con 2 centimetri circa di rialzo al tallone. In alcuni casi può essere consigliato un plantare su misura in grado di sollevare il retropiede allentando la tensione del tendine ed alleviando i sintomi.

Sono sconsigliate le infiltrazioni locali con cortisonici che potrebbero a loro volta essere causa di degenerazione del tendine. Sono invece indicati esercizi di allungamento (stretching) del tendine e della muscolatura posteriore della gamba ed esercizi di rinforzo muscolare eccentrico (in allungamento). In alcuni casi selezionati possono essere indicate dallo specialista terapie fisiche come laser o onde d’urto.

Trattamento chirurgico

Il ricorso all’intervento è consigliato in pazienti con sintomi persistenti per oltre 6 mesi nonostante il trattamento conservativo. La tecnica chirurgica varia in base alle diverse manifestazioni della patologia.

In caso di morbo di Haglund isolato, senza evidente degenerazione del tendine, è possibile intervenire anche in modo mininvasivo andando a rimuovere la parte di osso del calcagno in eccesso mediante l’utilizzo di apposite mini frese o utilizzando l’artroscopia, in entrambi i casi con uno o due piccoli accessi di 4-5 millimetri.

Nei casi in cui ci sia una degenerazione del tendine nella zona inserzionale o una spina calcaneare posteriore dolente potrebbe essere necessario un accesso più ampio per andare a rimuovere la parte degenerata del tendine e la calcificazione stessa.

Se la degenerazione è molto avanzata, può essere necessario reinserire il tendine sull’osso con delle ancorette metalliche o supportare la funzione del tendine utilizzando un altro tendine di supporto chiamato flessore lungo dell’alluce. Tale tendine viene solitamente preso dal paziente stesso e non necessita di altri accessi chirurgici trovandosi in prossimità del tendine d’Achille. Il prelievo di tale tendine non causa evidenti limitazioni nella forza di flessione dell’alluce.

Il postoperatorio varia molto a seconda delle diverse tecniche e prevede comunque un periodo di alcune settimane di scarico con stampelle e un apparecchio gessato aperto o un tutore a protezione dell’estremità operata.

Prevenzione e consigli

Quando si iniziano a manifestare i sintomi è preferibile ridurre l’attività sportiva o lavorativa che ha condotto alla tendinite. È consigliabile utilizzare calzature comode, preferibilmente da ginnastica, con un rialzo di circa 2 centimetri al retropiede, in grado di alleviare la tensione sul tendine.

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